La ricerca della felicità
Pensavo che mi sarei sentita diversa. Ricordo le luci, il frastuono, la sensazione d’irrealtà. Pensavo: “ma perché dev’essere così difficile?”. Ma non parlavo della laurea, delle montagne di pagine lasciate muffire in qualche angolo della mia testa, delle facce tese e ingiallite dei professori stanchi. Parlavo di me, di come mi sentivo in quel momento, di come c’ero arrivata. Dal primo giorno in cui ero entrata in un’aula – tra l’altro non di medicina- mi ero vista proiettata in una dimensione lontana e scintillante. Ma non era così. Avevo solo scelto una strada e quello era un casello da oltrepassare, uno dei tanti. Mi sono chiesta più volte se fosse davvero la scelta giusta: aiutare gli altri, anche quando sono dalla parte del torto, anche quando senti di stare peggio di loro. Non c’è giorno in cui io mi guardi allo specchio e non pensi che potrei essere dall’altra parte. Ed è dura dire a qualcuno che la vita è bella quando persone a cui hai dato tanto ti deludono, quando lavori con gente di merda o quando capisci che tutto è solo un gioco e tu non puoi decidere nulla o quasi. Tuttavia la vita non è solo questo e, se magari apri meglio gli occhi, vedi anche persone che si sono fatte in quattro per te e che di bene te ne vogliono davvero tanto. Non credo che esistano giudizi immutabili, né sulle cose né sulle persone e, per quanto ci sforziamo di organizzare la nostra vita, non possiamo essere certi praticamente di nulla. Per fortuna.
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