giovedì, luglio 14, 2005

Datemi del Lei, anzi...del Voi!

Sono passate da poco le cinque di questo afoso pomeriggio di luglio e da circa 6 ore sono ufficialmente Dottoressa in Matematica. La mia adorata Matematica.
Avevo pensato: quasi quasi mi faccio una doccia. Invece poi ho acceso il computer e mi sono messa a scrivere, quasi a non voler lavare via tutte le sensazioni di oggi.
Stamattina ero piuttosto tranquilla, del resto se riesco a dominare la situazione intellettuale riesco sempre a dominare anche quella emotiva. Appena mi hanno chiamato mi sono messa lì, davanti al proiettore e ho iniziato a staccare la velina dal foglio lucido.

Non si staccava. Maledetta velina. Allora, così, senza un minimo di preavviso, le mani hanno iniziato a tremare, ferme!, foglio maledetto. Ma appena ho iniziato a parlare della mia adorata Matematica (grande madre Matematica) tutto è diventato così...morbido, mellifluo, era lei che mi portava con sè, stavo finalmente nel mio adorato Iperuranio, di nuovo, ancora, come un'esperienza mistica...Mentis Perfectis. Ed una a una mi uscivano le parole di bocca, pesanti come macigni eppure così eteree, così tonde.

Ad un certo punto una tizia della commissione mi fa "Mi scusi, qual è la definizione di rivestimento, che non me la ricordo?". Oddio. Come se a uno che si sta per laureare in chimica, chiedono "Mi scusi, da quali atomi è composta la molecola dell'anidride carbonica , che non me lo ricordo?". Poveretta quella professoressa della commissione. Lì per lì l'ho quasi compatita. E nel sentimento della pena verso quella donna, ho ritrovato il germe della mia proverbiale spocchia. Pensavo che solo due persone in quella commissione avrebbero capito il senso della mia tesi: il mio Professore (quel grand'uomo del mio professore, che uomini così non ne fanno più) e il mio correlatore, che aveva già letto la tesi.
Invece, procedendo nel mio discorso, scrutando gli occhietti assonati degli occupanti le prime due file, scorgo uno sguardo interessato: Mauro Nachinovich, il grande guru delle Superfici di Riemann, che sono quelle di cui parlavo. Beveva le mie parole come acqua fresca di rubinetto, tracannava direi. Lui sì, lui capiva tutto. Da quel momento in poi la mia attenzione era per lui, dovevo fargli capire cosa avevo fatto nella mia tesi...spero che ciò non abbia fatto ingelosire il mio Adorato Professore. Ero a casa mia. La mia seconda casa. Quello ero il mio posto. Il mio momento. Qualunque cosa mi avessero chiesto sapevo che avrei risposto, la situazione era totalmente sotto controllo. Sapevo che il mio lavoro non sarebbe andato perduto perchè qualcuno capiva. Anch'io qualcosa per Lei, la Matematica, l'avevo fatto. "Signorina, mancano tre minuti"

"Ho quasi finito".

L'idillio stava per terminare, ma era tutto sotto controllo, come ho già detto. Mancavano solo due lucidi. Ho avuto anche il tempo per concludere, le tremende conclusioni che tanto hanno afflitto me e mio adorato Professore.
"Io ho finito. Ci sono domande?"
"No, può andare"
Ti credo, non c'avete capito niente..
Poi sono uscita ed ero tranquillissima. Quello che in genere è il momento peggiore, perché è il momento del giudizio, per me era come la fila al bar. Per me conta più il mio giudizio che quello degli altri ed anche in quel momento ero in pace perché ho fatto e detto quello che volevo, come volevo. Ero soddisfatta. Ero tranquilla a tal punto, che mi sono sentita quasi in dovere di agitarmi un po', che cavolo, in fondo stavano per darmi il voto di laurea e quello non si discute, è agli atti, hai dei professori davanti, diamine, spocchiosa di una sultana, smettila almeno stavolta di fare la solita presuntuosa. Così ho finto indegnamente a me stessa di essere preoccupata..
Poi la porta si è aperta, avevano finito di deliberare. Il presidente di commisione recita
"La dichiaro dottoressa in Matematica con la votazione di 110 su 110 e lode".
Ho cercato il mio Professore e gli ho detto "Ah, ma lei deve rimenere qui, ci sono le altre lauree. E noi non ci vediamo più?". In una frazione centomillesima di nanosecondo ho pensato E' il mio addio alla Matematica. E forse anche al mio Professore, la persona con cui ho passato mille ore a discutere di Matematica, che in tutti questi anni di università mi ha dato indubbiamente di più e che stimo più di ogni altro. Non poteva essere questo il nostro addio. Non così. "Dai passa a trovarmi quando torni da Bali". Gli ho dato la mano e presa dall'istinto l'ho tirato per salutarlo con due baci. Non si fa, lo so, io cerco sempre di mentenere un certo distacco, lui è il mio prof, ma era come l'unico modo che in quel momento avevo per dirgli Grazie. E poi mi è uscito così. Nel fare quel preciso gesto mi sono caduti tutti i centocinquanta fogli che avevo in bilico nell'altra mano e ovviamente sono stata subito oggetto di scherno generale, pure i professori si sono messi a prendermi in giro. Basta, era ora di andare.
Il seguito è stato come da copione, foto, complimenti vari, filmino, fiori, spumante, ecc ecc
Dopo un po' sono ripassata in dipartimento per vedere se le altre tesi erano finite e perchè volevo parlare col mio Professore. Gli ho dato una copia della tesi "Questa è sua gli ho detto"
Spero che legga i ringraziamenti dedicati a lui. Ma forse quel libro blu con le scritte d'argento finirà semplicemente in un cassetto di casa sua, forse non l'aprirà mai più (forse ne ha anche un po' la nausea...)
Forse non saprà mai quanto per me è stato importante il confronto con Lui, con Lui ho potuto avere il vero dialogo matematico, quello che fa crescere la Matematica. Perchè Lui mi ha saputo parlare da matematico a matematica. Lo adoro per questo. Grazie prof.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

somministrare dei farmaci alla sultana che se no domattina in preda a deliri crederà di essere il numero sette, un bel numero eliana ma tu sei eliana.
divieto assoluto di fare uso di alcoolici per sei settimane almeno.
almeno, ma se resisti, anche sette. no sette no saltiamo e andiamo a otto. meglio.
che dire.. viva il valente e chi c'ha la patata bollente.

8:20 PM  

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